REDDITO DI LIBERTA’: ESONERO CONTRIBUTIVO PER DONNE BENEFICIARIE
Nel Comunicato Stampa Inps del 19.06.2024, l’Istituto richiama la Circolare 5 marzo 2024, n. 41 con cui fornisce delle indicazioni operative circa l’esonero riconosciuto in caso di
Guida alla pensione agricola: quanto prende un bracciante agricolo, quanti contributi deve versare per andare in pensione e le opzioni per uscire prima.
Per coloro che nella vita si sono dedicati all’agricoltura il calcolo della pensione presenta la particolarità di essere definito a giornate.
In questo articolo, analizziamo in dettaglio come funziona la pensione agricola, in particolare quella del bracciante, calcolando importi e contributi necessari per ritirarsi, dove in molti casi si può anche uscire prima, sfruttando una serie di opzioni e finestre.
La pensione agricola spetta con almeno 20 anni di contribuzione all’età di 67 anni per gli uomini e per le donne, tranne alcuni casi particolari:
Bastano 15 anni di contribuzione ai lavoratori agricoli con posizione contributiva precedente al 1993 (riforma Amato) a patto che:
In tutti i casi viene chiesto che l’importo del trattamento sia almeno pari a 1,5 volte l’ammontare annuo dell’assegno sociale INPS (702,15 euro mensili, nel 2022). Unica eccezione qualora si raggiunga l’età di 71 anni, quando tra l’altro si può andare in pensione con 5 anni di contribuzione effettiva, cessando l’attività da lavoratore dipendente.
La pensione di anzianità è accessibile con 6.681 contributi giornalieri per gli uomini e 6.525 contributi giornalieri le donne.
I lavoratori che hanno iniziato a lavorare nel settore agricolo dopo il 1996, quindi sono interamente assoggettati al regime contributivo, possono ritirarsi a partire dai 64 anni di età se in possesso di almeno 20 anni di contribuzione effettiva (non sono considerati utili i contributi figurativi) e un importo minimo di pensione pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale (non meno di 1.310,68 euro al mese nel 2022).
Anche per i lavoratori agricoli sono inoltre esercitabili le seguenti opzioni:
Il prelievo contributivo dei lavoratori dipendenti del settore agricolo è, come per le altre tipologie di lavoratori, rapportato alla retribuzione erogata, tenendo conto del minimale giornaliero annuo (finora pari a 49,91 euro, corrispondente al 9,5% dell’importo del trattamento minimo mensile delle pensioni del FPLD (pari ad euri 525,38).
Per i piccoli coloni agricoli e i compartecipanti familiari la retribuzione di riferimento da assumere al calcolo dei contributi è quella dei salari medi convenzionali determinati annualmente per ciascuna provincia.
L’aliquota contributiva per il personale agricolo non impiegatizio, destinata al fondo pensioni è pari al 29,70%, di cui 8,84% a carico del lavoratore. In caso di retribuzione superiore a 48.279 euro (tetto attuale pari a 4.023 euro lordi mensili), è prevista un’aliquota maggiorata di un punto a carico del dipendente, che però non dà luogo alla pensione ma è di natura solidaristica.
Per i lavoratori privi di anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 1995, iscritti successivamente all’1 gennaio 1996 a forme pensionistiche obbligatorie, è previsto un massimale annuo della base contributiva e pensionabile pari, al momento, a 105.014 euro. Oltre tale limite di reddito non si versano contributi.
Il sistema previdenziale degli agricoltori funziona come quello dei dipendenti e dei lavoratori autonomi gestiti dall’INPS. Questo significa che il sistema di calcolo della pensione si differenzia a seconda dell’anzianità contributiva maturata al 31 dicembre 1995:
L’anzianità contributiva dei dipendenti del settore agricolo (e non solo) viene riconosciuta in maniera proporzionale al numero di ore per le quali il lavoratore ha effettivamente prestato servizio.
La principale differenza delle pensioni agricole con le altre dell’INPS riguarda il computo dei contributi giornalieri: un anno di contributi corrisponde a 270 giornate annue di contribuzione effettiva, volontaria o figurativa, ovvero 156 in caso di pensione anticipata, senza contare le giornate di disoccupazione e malattia.
Per i contributi figurativi espressi in settimane bisogna contare 6 giornate per ciascuna settimana.
Se all’attivo si hanno più di 270 giornate lavorate nell’arco di un anno, quelle eccedenti andranno ad aggiungersi a quelle dell’anno successivo, a patto che in tale anno siano presenti almeno 30 giornate contributive effettive.
I braccianti agricoli, ovvero i lavoratori agricoli dipendenti con qualifica di operai a tempo determinato (OTD) e operai a tempo indeterminato (OTI). Secondo L’ANP, Associazione Nazionale Pensionati di CIA, Confederazione Italiana Agricoltori, i dati degli ultimi anni parlano di un 89,4% delle pensioni degli agricoltori che non arriva a 600 euro al mese.
Addirittura sembra che la pensione media del settore si attesti sui 400 euro al mese, con punte minime di 276 euro. Ecco perché molti braccianti agricoli continuano a lavorare anche dopo i 70 o anche 80 anni, bloccando peraltro il ricambio generazionale (basti pensare che i titolari di azienda sopra i 65 anni sono il 43% del totale).
Sapere quanto prenderà di pensione un bracciante agricolo con 40 anni di contributi non è affatto semplice, poiché la risposta dipende da diversi fattori individuali. In linea di massima possiamo dire che chi cade nel calcolo contributivo puro percepisce un assegno previdenziale pari a circa il 60% dell’ultima retribuzione, contro una stima del 48% della busta paga in caso di 30 anni di versamenti.
Fonte: PMI.it
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